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Generazione Futuro - Ottobre 2022

I giovani del Comelico investono sul territorio per il futuro


Arrivo a Casamazzagno in un sereno pomeriggio di settembre con qualche certezza sul conto di Marco Martini Barzolai. “Quel ragazzo sì che è in gamba” mi avevano detto amici e compaesani che ben lo conoscono e chiaramente non si sbagliavano. Quando varco la soglia dell’azienda agricola Bdè, nell’omonima località appena a monte della splendida chiesetta di San Leonardo, in una cornice paesaggistica stupenda, Marco mi accoglie con il fratello Giacomo e la fidanzata Anna. Mi racconta la loro storia, di un’infanzia passata nella stalla del papà e dello zio da cui ha orgogliosamente ereditato questa passione, degli inizi come lavoratore nell’azienda oltre dieci anni fa con l’apertura della partita IVA, degli investimenti economici, delle scommesse e del tanto, tanto lavoro e sacrificio che li hanno portati dove sono ora.

Oggi l’azienda agricola conta oltre un centinaio di bovini, sia da latte che da carne, altrettante galline ovaiole e diversi maiali che forniscono materie prime di ottima qualità dalle quali poi ricavano prodotti agro-alimentari di prima scelta. Parliamo di uova ma soprattutto di yogurt, panna cotta, burro, formaggi e molti altri prodotti caseari creati dalle mani di Giacomo e che Anna vende ai clienti nei mercati settimanali di Santo Stefano, Sappada e Padola oltre che al punto vendita estivo presso l’azienda. A tutto ciò si aggiungono le carni di bovino (e d’inverno pure di suino) disponibili periodicamente su ordinazione e consegnate al cliente in comode confezioni famiglia di varie dimensioni e assortimento.

Una filiera che va direttamente dal produttore al consumatore, sostenibile, che si basa sulla circolarità e che fa del biologico non solo un vanto ma una solida e affidabile garanzia. Alla realtà ben avviata dell’Azienda Agricola si è affiancata la gestione di Malga Melin che Marco porta avanti dall’estate 2021. “E’ stata una scommessa vinta” afferma soddisfatto: “Queste stagioni sono andate a gonfie vele grazie anche ai miei giovani e validi dipendenti che portano avanti l’attività mentre io cerco di dividermi tra stalla, fienagione, alpeggio e malga. A Melin forniamo un servizio di cucina a pranzo con menù composto per la gran parte da pietanze realizzate con ingredienti e materie prime di nostra produzione. C’è ben poco di comperato nel piatto. Una soddisfazione quando i clienti apprezzano il cibo e ancora più gratificante è incontrarli a valle allo spaccio o al mercato che cercano proprio te e il tuo formaggio”. Questi sono solo alcuni dei frutti dell’ottimo lavoro di una “squadra” di giovani comeliani che Marco guida ormai da un decennio in un lavoro di grande impegno ma anche di responsabilità. “Sono cresciuto in questa stalla e l’ho vista crescere” confessa Marco alla domanda se abbia mai immaginato di fare altro nella vita, poi prosegue: “Arriva un momento in cui senza volerlo senti tuo questo mondo anche solo per quanto ci lavori. Non credo avrei fatto qualcosa di diverso nella vita. C’è da dire poi che la differenza tra lavorare in un’attività e gestirla è immensa e l’ho sperimentata sulla mia pelle: amministrare dal punto di vista economico, saper fare gli investimenti giusti, non venir meno alle responsabilità verso i dipendenti,… un fardello che molti giovani appassionati non se la sentono di portare. Negli ultimi anni come azienda agricola abbiamo fatto delle scelte che ci stanno premiando come la collaborazione con Università austriache nella realizzazione di una filiera circolare ed ecosostenibile per il territorio in cui nulla viene trascurato (nemmeno il letame), a seguire la conversione totale al biologico iniziata nel 2015 e ultimata nel 2017, poi la scelta di lavorare internamente il latte nel nostro piccolo caseificio e infine l’avventura nell’ambito della ristorazione con la gestione della Malga…tutte scelte che hanno ripagato gli sforzi. Ora però è tempo di godersi un po’ quanto fatto” mi dice tirando un sospiro e ridendo.

Fondamentale per queste imprese è anche il supporto del suo territorio, un tema che porta inevitabilmente a parlare della questione della galleria del Comelico su cui Marco ammette candidamente: “Non conosco tutte le questioni in ballo e al momento da come vedo non c’è ancora una linea condivisa delle istituzioni. Di certo una terra come il Comelico che punta sul turismo non può rimanere isolata e senza una via di comunicazione efficace e comoda. Noi stessi lavoriamo per una buona parte grazie a turisti e avventori e perdere la principale arteria di comunicazione sarebbe un danno per tutto l’indotto oltre che un disagio per gli abitanti. Nel nostro caso poi c’è il discorso del trasporto di merci e animali, per lo più dei bovini e dei mangimi biologici, che è inimmaginabile possa avvenire solo attraverso il passo Sant’Antonio. Da anni cerchiamo di ovviare questa difficoltà che già esiste agganciandoci ad alcuni servizi della vicina Val Pusteria, come quello del macello di Dobbiaco che è molto più accessibile per distanza rispetto a quello di Feltre, ma oltre non sarebbe sostenibile”. Parole che da un lato lasciano trasparire un po’ di perplessità per il futuro ma che cedono presto spazio a quel coraggio e a quella forza d’animo di chi, come Marco e i suoi conterranei, farà di tutto per non abbandonare la propria terra. L’augurio personale e più sincero è che si possa trovare la soluzione affinché Marco e tutti i giovani di questa splendida vallata possano continuare a coltivare il proprio sogno di vita lì dove amano stare.


Per Consulta Giovani Cadore Elena Quariglio

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